Quello che sta succedendo in Kosovo

Quello che succede in Kosovo e Metohija, provincia meridionale serba, mi ricorda gli anni ’90 e la distruzione del mio paese chiamato Repubblica Socialista Federale Jugoslava. Il popolo che più ci teneva che la Jugoslavia sopravvivesse alle crisi e ai conflitti etnici, erano i serbi, perché vivevano in cinque delle sei Repubbliche Federali.

Negli anni novanta, invece di sostenere i tentativi dei serbi di salvaguardare l’integrità della Jugoslavia, un paese sovrano, membro delle Nazioni Unite e leader dei Paesi non allineati, i governi dei paesi occidentali incolparono i serbi per le guerre in Croazia e Bosnia. Oggi nei sussidiari delle scuole medie troviamo “la spiegazione” degli eventi balcanici da cui si trae la conclusione che è stata la Serbia ad occupare prima la Croazia, poi la Bosnia ed Erzegovina, e alla fine il Kosovo, provocando le guerre nei Balcani. E che a porre fine alle guerre fu la NATO con i bombardamenti della Jugoslavia, composta solo dalla Serbia e Montenegro. La conclusione “logica” del testo che studiano i ragazzi nelle scuole medie in Italia, ma forse anche negli altri paesi europei, è che la NATO portò “la pace” e “la democrazia” nei Balcani. La Jugoslavia scomparve. Le sue repubbliche federali diventarono stati, mentre la Serbia perse la sua provincia autonoma, il Kosovo e Metohija , quando la maggioranza della popolazione albanese ha votato, tramite un referendum illegittimo, di proclamare l’indipendenza dalla Serbia. Così è nato “lo stato più giovane d’Europa”. Questa “storia” si studia nelle scuole italiane. Dunque, la vittima è stata proclamata “colpevole”. E’ stata cancellata tutta la verità “scomoda”: ovvero che la popolazione della Croazia era composta da un quarto di serbi che hanno combattuto per difendere le proprie famiglie e i villaggi dalla pulizia etnica. Così accadde anche in Bosnia ed Erzegovina in cui quasi la metà della popolazione era serba.

Adesso si ripete lo stesso scenario: la Serbia è “colpevole” perché non riconosce “lo stato più giovane d’Europa” e ostacola questo “stato” nel diventare membro delle Nazioni Unite, dell’ UNESCO e delle altre organizzazioni internazionali. Invece la Serbia cerca di garantire ai serbi che sono rimasti nella regione occupata, un minimo di sicurezza e fermare la continua pressione da parte dell’autoproclamato “governo kosovaro” di sottomettersi all’amministrazione illegale. La maggioranza dei serbi che vivevano in Kosovo e Metohija da secoli, sono stati espulsi e non gli è permesso tornare, come in Croazia. Solo in Bosnia ed Erzegovina sono riusciti a rimanere, grazie alla creazione di una entità statale di nome Repubblica Serba.

La Serbia è “colpevole” perché non accettа la sottrazione del suo territorio più significativo, in cui i monasteri medievali testimoniano una grande cultura e ricchezza spirituale. I cittadini serbi in Kosovo e Metohija sono “colpevoli” perché non accettano un governo illegittimo, perché per loro, come per tutti i serbi in Serbia e quelli sparsi nel mondo dopo le pulizie etniche, IL KOSOVO È SERBIA!

Snežana Petrović

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