Blocco di ingresso sul territorio del Kosovo e Metohija, al Patriarca serbo Porfirie

Solidarietà al Patriarca e al Santo Sinodo dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Serba e appello per un intervento del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite.
Le forze dell’ordine del cosiddetto “Kosovo”, un territorio non riconosciuto dalle Nazioni Unite (è ancora in vigore la risoluzione 1244 del 1999) ed in Europa non riconosciuto dalle Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro, hanno bloccato il 14 maggio 2024 l’ingresso sul territorio del Kosovo e Metohija, al Patriarca serbo Porfirie e ad alti prelati serbo-ortodossi che si recavano per il consueto incontro del Santo Sinodo dei Vescovi che si svolge ogni anno nel monastero del Patriarcato di Peć, dove si sono sempre tenuti questi incontri a partire dal XIV secolo. E non è neanche la prima volta che ciò accade, però la chiesa serba ha sempre voluto mantenere i toni bassi, sperando nel ritorno del buon senso.
Il fatto che al capo della Chiesa Ortodossa Serba venga impedito di recarsi al Patriarcato di Peć è come se al Papa fosse vietato andare in Vaticano o al capo della Chiesa d’Inghilterra alla Cattedrale di Canterbury.
Gli arcivescovi serbo-ortodossi si riuniscono lì una volta all’anno da tutto il mondo, da tutti i continenti, attraversano numerosi confini senza problemi, ma quando devono entrare in Kosovo e Metohija, il nostro focolare spirituale dove si trova la sede del Patriarca serbo da quasi sette secoli, viene vietato loro l’ingresso, senza fornire alcuna motivazione.
Questa grave illegalità è commessa davanti al Mondo intero nel momento in cui l’autoproclamato governo di “Kosovo” spera di essere ammesso al Consiglio d’Europa ed è una ennesima testimonianza di ciò che questo governo infligge ogni giorno al popolo serbo che vive da secoli in Kosovo e Metohija, dove testimoniano la presenza serbo-ortodossa anche migliaia di antichi monasteri e chiese serbo-ortodosse, tombe, affreschi e icone di inestimabile valore artistico e culturale.
Il Santo Sinodo dei Vescovi fa notare a tutte le istituzioni internazionali che, con questo grave atto, il governo di “Kosovo” ha dimostrato palesemente che per loro non valgono le disposizioni riconosciute a livello internazionale: la Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite sulla tutela dei diritti dell’uomo, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici e altre convenzioni che garantiscono il diritto alla libertà ad ogni persona, compreso il Patriarca serbo, gli arcivescovi, i sacerdoti e i credenti della Chiesa serbo ortodossa, che hanno il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, il diritto alla libertà di riunirsi pacificamente in Conclave ed altri diritti umani e libertà garantiti.
Invitiamo inoltre l’intero popolo cristiano ed i suoi leader spirituali a difendere il rispetto dei nostri diritti religiosi attraverso la preghiera ed altri mezzi pacifici.
Le attuali autorità del “Kosovo” hanno cercato di umiliare la Chiesa Ortodossa Serba e di introdurre nuove paure ed inquietudini tra i serbi del Kosovo-Metohija, per costringerli, ancora una volta, di abbandonare i loro santuari ed andare via dalle loro case. La Chiesa ha testimoniato ovunque, soprattutto in Kosovo e Metohija, e testimonia ancora oggi, che resterà accanto al suo popolo, nonostante la violenza che è stata perpetrata su quel territorio sistematicamente e impunemente contro i serbi ortodossi per decenni, soprattutto dal 1999 ad oggi.
Il Santo Sinodo dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Serba, presieduto da Sua Santità il Patriarca serbo Porfirije, lancia un appello alle autorità internazionali presenti in Kosovo e Metohija affinché facciano tutto ciò che è in loro potere per fermare la flagrante violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo serbo.

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