Uranio: un anno dalla IV Commissione, convegno alla Camera del 4 aprile 2019

Uranio: un anno dalla IV Commissione, convegno alla Camera del 4 aprile 2019.
L’intervento in nome della comunità Serba lo ha fatto Dejan Kusalo (delegato per le questioni umanitarie dell’Unione dei Serbi in Italia nonché presidente dell’OdV Koreni).
Oggi siamo qui per parlare delle conseguenze dell’uranio impoverito sui soldati italiani durante le varie missioni all’estero, ma sopratutto durante la missione della K-FOR. Vorrei però dire qualcosa, a nome della comunità Serba in Italia che qui oggi rappresento, anche su quel che circonda questa triste storia dei soldati italiani, ormai più di 300, che hanno perso la vita a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati durante i bombardamenti sulla Serbia e il Montenegro, l’allora Iugoslavia.
La Serbia era un Paese NON NEMICO, che sicuramente non era una minaccia per i Paesi che compongono la NATO ma che però ha subito un durissimo bombardamento che ha causato migliaia di morti, chiamati “danni collaterali”, e purtroppo a questo numero si deve aggiungere quello dei soldati italiani, morti nel periodo post-bellico, per conseguenze imputabili alluranio impoverito.
Il ponte ferroviario di Grdelica: 12 aprile
Il convoglio di persone di etnia albanese nei pressi di Djakovica: 14 aprile
La Radio Televisione Serba: 23 aprile
Un autobus civile e una ambulanza colpiti a Luzane: 1°maggio
Il mercato e l’Ospedale di Nis colpiti da bombe a grappolo: 7 maggio
L’ambasciata cinese in Belgrado: 8 maggio
Civili di etnia albanese bombardati a Koria: 13 maggio
Il Ponte di Varvarin: 30 maggio.
L’attacco su Surdulica: 31 maggio
Sono solo alcuni dei effetti collaterali di questa guerra. Si parla di un numero che va dai 600 alle 2000 morti civili tra la popolazione della Iugoslavia, 1000 sono circa i soldati uccisi. Quello che non sappiamo con certezza è quante persone ancora moriranno a causa dell’uranio, considerando che gli effetti si avvertono principalmente dopo alcuni anni dall’esposizione.
Gli articoli 35, 52 e 85 del Primo Protocollo definiscono e spiegano bene come l’uso delle bombe a grappolo, munizioni alluranio impoverito e gli attacchi agli obiettivi civili siano atti gravi e vanno considerati come crimini di guerra.
Quando si colpiscono deliberatamente i siti di alto rischio si ha intenzione di distruggere un intera popolazione e di creare sofferenza che si manterrà poi a lungo nel tempo. Il 70% dei bombardamenti riguardava obiettivi civili, per esattezza 112 in Kosovo e Metochia e 89 località nel resto della Serbia.
In alcune località la radioattività misurata era di 1100 volte superiore alla norma.
Sono state impiegate dalle 10 alle 15 tonnellate di uranio impoverito e oggi la Serbia è al primo posto in Europa per la mortalità causata da malattie tumorali.
Ci ammaliamo 2,8 volte di più rispetto al resto del mondo e i bambini 2,5 volte di più rispetto alla media Europea.
Malattie che prima si presentavano quasi esclusivamente nell’età adulta (sopra i 50/60 anni) adesso colpiscono i bambini.
Oltre le malattie tumorali si è assistito ad un incremento di sterilità maschile e malattie autoimmuni.
I tumori sono più aggressivi. Dal 2002 la mortalità per leucemia è aumentata del 139%.
Ogni giorno un bambino si ammala di cancro, ogni settimana un bambino perde la sua battaglia.
Le informazioni sullo stato di salute della popolazione albanese del cosiddetto Kosovo e soprattutto dei bambini di etnia albanese non è nota, nonostante molti aderiscano alle pochissime strutture sanitarie serbe tutt’oggi presenti in Kosovo e Metochia o addirittura vengono a curarsi nella Serbia centrale. È impossibile avere dati certi sulle conseguenze dei bombardamenti sulla popolazione albanese perché occultati dal cosiddetto “Stato del Kosovo” che li nasconde per ordine di alcune potenze straniere che non hanno interesse che la verità venga a galla. Sicuramente anche qui sono centinaia, se non migliaia, gli ammalati e morti a causa delluranio.
Molti bambini vengono in Italia per le cure e la maggioranza non ha una copertura assicurativa sanitaria.
Per tale motivo l’associazione umanitaria Koreni, di cui sono presidente, insieme ad altre due associazioni, Costruire il Futuro di Treviso (che tra l’altro fa parte dell’Unione dei Serbi in Italia) e Raggio di Luce di Verona, ha aperto un fondo per le persone malate, specialmente bambini, provenienti dalla Serbia, incluso ovviamente la regione di Kosovo e Metohija ed indifferentemente dalletnia o religione della persona. Il nome del progetto è “Insieme per la Vita”.
Speriamo di ottenere i mezzi finanziari dai vari donatori per affrontare i costi o parte di essi. Confidiamo, soprattutto, nell’aiuto di enti territoriali istituzionali che, attraverso gli ospedali, possano concretizzare questo progetto.
Vi ringrazio ancora una volta per averci dato la possibilità di esprimere un nostro pensiero sull’accaduto, come comunità ci tengo a ringraziare anche lo Stato italiano per l’ospitalità che ci è stata data ma un grazie enorme va ai soldati italiani in Kosovo e Metochia che, senza ombra di dubbio, difendono la pace e soprattutto proteggono la popolazione serba, e non solo, dai continui attacchi. Ci auguriamo che vinca un giorno la giustizia e la verità, che chi è malato, che esso sia soldato o civile, adulto o bambino, serbo, albanese, italiano o altro, abbia le cure necessarie e che chi ha subito la perdita di familiari a causa dell’uranio impoverito ottenga giustizia. La bandiera italiana mi è davvero cara, mi auguro di vederla un giorno sventolare in Kosovo e Metochia però accanto a quella serba come Stato amico e partner, perché è questo che eravamo, che siamo e che sempre dovremmo essere.
Vi ringrazio. L’anno prossimo a Prizren.

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