Dai Balcani al Trentino – L’Odissea dei prigionieri serbi durante la Prima Guerra Mondiale

Di Paolo Farinati

Sabato 23 luglio e domenica 24 luglio a Castellano di Villa Lagarina si vivranno due giorni intensi e toccanti di storia drammaticamente e umanamente vera. Narrazioni e immagini di Civili, di Soldati e di Prigionieri che ci parleranno di Castellano e della Valle di Cei durante la Grande Guerra.

Tutto questo prezioso patrimonio storico sarà visibile e visitabile grazie al lavoro intelligente, appassionato e meritorio della Pro Loco locale e del Laboratorio di Ricerca Storica Don Zanolli, soggetto, quest’ultimo, che fa capo alla stessa Pro Loco.

Tra il 1914 e il 1918 Castellano condivise con il resto del territorio trentino le conseguenze della Prima Guerra Mondiale. Al paese venne risparmiata l’evacuazione, ma il conflitto segnò profondamente la vita dei suoi abitanti. Delle circa ottocento persone che vivevano a Castellano prima della guerra, più di 150 furono mobilitate come soldati e lavoratori. D’altra parte, molti giunsero e alloggiarono in paese nel corso di quegli anni: profughi dalla Val di Gresta, lavoratori militarizzati e soldati acquartierati in quella che si organizzò come una sorta di caserma «diffusa».

Nelle memorie della comunità si è conservato in particolare il ricordo dei numerosi prigionieri di guerra dell’esercito serbo sistemati in paese, del lavoro a cui erano sottoposti e delle difficili condizioni di vita che sopportavano. Tale presenza ha lasciato traccia anche nella toponomastica locale: dal «senter dei serbi», che prende i propri passi poco sopra Castellano, alla località definita «zimitèri dei serbi», più distante dall’abitato.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, in Tirolo, vennero trasferiti come lavoratori coatti migliaia di prigionieri di guerra catturati su diversi fronti, in particolare soldati appartenenti agli eserciti russo, serbo e rumeno. Verso la fine del conflitto vennero trattenuti allo stesso scopo anche prigionieri italiani, che precedentemente venivano trasferiti altrove. Tutte le grandi potenze in guerra – non solo l’Austria-Ungheria – utilizzarono i prigionieri in lavori legati alle operazioni belliche, infrangendo i divieti imposti delle convenzioni internazionali firmate solo pochi anni prima.

Lo sfruttamento delle compagnie di lavoro su tutto il continente rappresenta uno degli ambiti in cui la Grande Guerra aderì, a seconda delle valutazioni più o meno integralmente, al modello di «guerra totale», incurante delle distinzioni tra militare combattente, civile o «nemico» sconfitto e inerme.
Secondo la documentazione disponibile, nel 1916 nell’intero Tirolo erano impieganti nei reparti di lavoro più di 8.000 prigionieri dell’esercito serbo. Nel luglio del 1917, l’Undicesima Armata dell’Esercito austro-ungarico – attiva in quella fase in particolare tra gli Altipiani e l’Alta Valsugana – utilizzava 1.631 «serbi». Le prime testimonianze della presenza di prigionieri a Castellano risalgono all’inizio del 1916. A marzo era attestata in paese la presenza del reparto di prigionieri di guerra lavoratori n.195, le cui squadre A e B contavano 250 prigionieri serbi ciascuna. Con ogni probabilità, altri reparti si succedettero nei mesi e negli anni successivi in paese.

Secondo la testimonianza di Luigia Miorandi, alcune centinaia di prigionieri serbi erano internate «negli avvolti del Castello», altre memorie menzionano l’utilizzo allo stesso scopo dell’edificio della scuola del paese.
In tutto il Trentino, e più ampiamente in Tirolo, i prigionieri erano impiegati nei lavori più diversi:
dal servizio alle postazioni, dediti soprattutto al trasporto di munizioni, armi, materiali e rifornimenti verso le prime linee in alta quota, alla costruzione e alla manutenzione di strade, ferrovie e teleferiche, quindi nella gestione e nella coltivazione delle campagne.

A Castellano e nella Valle di Cei furono certamente utilizzati nella costruzione di strade, oltre che in supporto all’approvvigionamento. Pur con gradi diversi, in tutti i paesi belligeranti le condizioni di vita dei prigionieri di guerra raggiunsero nelle compagnie di lavoro il livello più disumano. Anche i dati relativi ai prigionieri serbi sepolti nel cimitero di Castellano nel marzo del 1916 parlano di sfinimenti e collassi, dovuti probabilmente alla carenza di cibo, al freddo e ai carichi di lavoro, senza contare le forme di violenza informale a cui erano sottoposti da parte delle guardie.

Le fonti registrano, in diverse località trentine e tirolesi, anche episodi di rifiuto del lavoro e di protesta da parte dei prigionieri. Secondo quanto riportato dalla testimonianza di Luigia Miorandi, nella primavera del 1916 una «rivolta» si verificò anche tra i prigionieri serbi presenti a Castellano. Difficilmente tali iniziative determinavano qualche miglioramento di condizione, finendo represse dall’intervento dei reparti di guardia.
Un sollievo più concreto poteva invece arrivare da quei civili trentini che, contravvenendo alle disposizioni delle autorità, condividevano con i prigionieri di guerra le poche risorse disponibili, cibo o indumenti. Fu proprio quel rapporto tra popolazione civile e prigionieri diffuso su tutto il territorio provinciale – contraddistinto da pregiudizi e timori ma anche da diffusi slanci di umanità – che si conservò per molto tempo nelle memorie collettive popolari.

Il ricordo, andato gradualmente a sfumare, viene oggi recuperato anche grazie a iniziative come la mostra fotografica inaugurata a Castellano.
Il ricco programma della manifestazione è stato possibile grazie al generoso contributo del Circolo Ricreativo Culturale Sportivo di Castellano, dell’Associazione Castelfolk, della Pro Loco di Castellano e CEI, del Comitato Carnevale di Castellano, della Famiglia Pederzini, della Distilleria Marzadro, del Circolo Anziani e Pensionati di Castellano, del Gruppo Alpini di Castellano e della Schützenkompanie Castelam.

L’iniziativa ha ottenuto il prestigioso Patrocinio del Consolato Generale della Repubblica di Serbia di Trieste, della Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, della Provincia Autonoma di Trento, del Comune di Villa Lagarina e dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia.

 PROGRAMMA 
Sabato 23 luglio

– ore 10.00
presso l’ingresso del teatro di Castellano
APERTURA DELLA MANIFESTAZIONE
con l’alza bandiera e gli inni nazionali

– ore 10.30
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA «CIVILI, SOLDATI E PRIGIONIERI. CASTELLANO E LA VALLE DI CEI DURANTE LA GRANDE GUERRA»
Saluto delle Autorità presenti.
Interventi di Gianluca Pederzini del Laboratorio Ricerca Storica «don Zanolli» e di Marco Abram dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa.

– ore 12.30
PRANZO AL PARCO DELLE LEGGENDE

– ore 15.00
VISITA GUIDATA AL CASTELLO E AL CIMITERO DI CASTELLANO

– ore 17.00
presso la Cappella dei Caduti
POSA TARGA IN RICORDO DEI PRIGIONIERI SERBI SEPOLTI A CASTELLANO

– ore 19.30
CENA AL KIOSKO
aperta a tutti
Segue SERATA MUSICALE
La musica unisce: musicisti italiani (I Risentiti) incontrano musicisti serbi.

Domenica 24 luglio
– ore 8.30

Ritrovo in Località Mont per 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐈𝐥 𝐒𝐞𝐧𝐭𝐢𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐒𝐞𝐫𝐛𝐢 𝐞 𝐂𝐞𝐫𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚 𝐑𝐞𝐥𝐢𝐠𝐢𝐨𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐨𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐞 𝐨𝐫𝐭𝐨𝐝𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥 𝐂𝐢𝐦𝐢𝐭𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐒𝐞𝐫𝐛𝐢 a Passo Bordala.
– ore 12.00
VISITA ALLA CAMPANA DEI CADUTI di Rovereto sul Colle di Miravalle.
Saluto finale.

𝐕𝐈 𝐀𝐒𝐏𝐄𝐓𝐓𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐍𝐔𝐌𝐄𝐑𝐎𝐒𝐈!

Paolo Farinati – p.farinati@ladigetto.it

www.ladigetto.it – Dai Balcani al Trentino – Di Paolo Farinati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *